Friday, October 12, 2007

Kakkole

In attesa di riuscire a postare un'animazione dell'evento con i dovuti ringraziamenti a tutti gli intervenuti e non, mi scaccolo piu' o meno pubblicamente.
Niente che riguardi l'evento.
Totally off-topic.
Le citta'. La citta'.
Tutte le volte che ritorno in una citta' europea, sia essa Lisbona, Barcellona o Madrid mi ritrovo a fare confronti con New York.
E posso dire che a New York manca una cosa che pulsa nelle altre citta'.
Manca la zona d'ombra, il modello alternativo, la cultura di opposizione.
Manca totalemente, almeno nella New York dove ci tocca bazzicare che e' sostanzialmente Manhattan e le zone fighette di Brooklyn.
Siamo tutti intruppati nel modello dominante fatto di i-pod, i-phone, drinks, finte nevrosi, schermi piatti e sogni di one or two dedroom apartment (dopo aver capito che il loft e' inarrivabile). E poi il dio verde, i dollars, i bucks.
Tutti li', chi piu', chi meno.
Tutti presi dal wireless e dalle email, dai txt message e dagli show tv, dal cable e dal ristorante cool. Il club. Lo shopping. La credit history. La credit card. Le vacanze piu' o meno esotiche, da raccontare condividendo foto tutte uguali con le nostre macchinette digitali.
Un grosso club, dove si perde tempo a contare i peli del culo altrui (petali di rosa).
Passeggiando per le altre citta' scopri che ci sono meno i-pod, meno gente al cellulare. C'e' gente ai caffe' che si gode la vista o la birra senza fare niente.
Gente che legge, che commenta, che ride e che perde tempo.
Serenamente.
Gente che non lavora. Gente che si droga in allegria e che si ubriaca con malinconia.
Con sguardi vivi cosi' diversi da quelli vitrei che abbiamo qui, persi tra gin&tonic e coca.
Gente che fuma con calma, parlando. Non fuori dai locali con ansia.
C'e' gente che sopravvive dignitosamente al di fuori delle 40 ore settimanali di lavoro.
C'e' gente che non parla di aumenti e di bonus.
Parla di vita. Di storie. Di amore. Di poesia. Di libri. Di arte.
C'e' perfino chi scrive, chi disegna nei caffe'.
Il caffe' e' caffe' ed e' uno solo. Pensate alle file di pazzi che chiedono hazelnut coffe with no fat milk, creame and caramel.
La gente non si vergogna di essere stanca o triste.
Non si vergogna di pensare al futuro e ad un futuro migliore.
Non si vergogna di pensare agli altri, a chi sta peggio.
Non pensa al proprio orticello come l'ombelico del mondo.
Non pensa a questo sistema come l'unico possibile.
Non pensa al dio mercato, alla competitivita' e al metterlo nel culo agli altri.
Insomma non tutti sono cosi' integrati a questo sistema che fa acqua da tutte le parti.
C'e spesso una ingenuita'e una spontaneita' commovente.
Il cibo e' cibo e il vino e' vino.

Non e' mercato. Trattasi di sapori, di cultura.
I vecchi appaiono saggi da quelle parti e non un intalcio come qui.
La diversita' e' reale, nel modo di pensare non e' quella del finto meltin pot di Manhattan.
Il multiculturalismo non e' stasera giapponese e domani messicano, al ristorante.
Come crediamo noi.

Insomma non so se si e' capito ma mi sto rompendo i coglioni di questa recita.
Il palcoscenico vero e' altrove. L'attrice protagonista ce l'ho gia'.
Qui si respira sempre piu' il clima dei film natalizi dei Vanzina.
Non so ... Harlem? Red Hook?

Dove cazzo e' finita la citta'? la controcultura? l'innovazione? le idee?
Una volta c'era il pensiero, diceva il signor G ... il quale riderebbe di noi.
Molto.

4 comments:

Anonymous said...

Insomma, manca la Milena G. con "Report"!







Scherzo. Bello, capito.

mazzappa said...

grazie per tirar su la testa, respirare e farci vedere l'altra faccia dell'osannata NY. E di farci apprezzare quello che guardiamo tutti i giorni senza vederlo. Comunque voglissima di vederlo sto Manhattan.

grosrat said...

in any case non tornare a milano.
qui la gente respira a fatica.

infatti col cazzo che ci sto

achab said...

no che non torno.
cambio niuok, assieme a chi ci sta;)