Mi sta scappando il tempo per molte cose, blog compreso. Troppe cose. E arrivano pure le feste. Minuscolo e senza sante.
Pero’ almeno un pensiero l’ho fermato in questi giorni. Gli ultimi. Ci sono e si muovono intorno a noi anche se facciamo finta di non vederli. Non ci interessano per un cazzo che siamo su un treno che va veloce verso una unica destinazione, sognata, sentita, imposta, obbligatoria. E ognuno deve rimanere al suo posto piu’ o meno tranquillo grazie all’acool, al fumo (sempre meno), alle droghe (sempre di piu’) e magari anche grazie agli psicofarmaci e alle endorfine da corsa o da palestra. Il posto e’ stretto quindi niente pancia mi raccomando, la business e’ la piu’ avanti che figata, la’ ti puoi stendere e mangiare anche il filetto ma senza pane che ingrassa. Bisogna guadagnare di piu’, bisogna lavorare di piu’, bisogna correre per arrivare ai posti comodi. Si possono usare le miglia e poi a volte c’e’ l’upgrade. Che brividi. Sembriano diversi ma siamo tutti uguali, il paradosso dell’individualismo spinto. Non siamo piu’ autentici, siamo criceti che corriamo sulla ruota come imbecilli, mettiamo nell’agenda di outlook quando vogliamo vedere gli amici. Fra un po’ anche quando vogliamo trombare. Oh oggi e’ Venerdi’ 18 alle 21.30: trombata. E parliamo delle stesse cose, del lavoro, dei soldi, dei viaggi, delle promozioni, dei bonus, delle vacanze. Guardiamo i cellulari, gli i-phone, i BB, i laptop in continuazione per far sapere I cazzi nostri e commentare quelli degli altri. E gli ultimi ci passano a fianco e nemmeno li vediamo. Io ho cominciato a guardarli. Hanno degli occhi veri ed hanno una dignita’ che noi abbiamo perso. Non sfuggono loro e sono onesti. Sono li’ che lottano sempre, giorno dopo giorno. Marino e’ qui davanti con il suo piccolo truck per gli hot-dog e le bibite. Con il nome italiano orgogliosamente stampato sul suo carretto, Marino e' alto un metro e conquanta scarsi. sta sempre qui per 10 mesi l’anno che lui a Dicembre e Gennaio non si sa che cosa faccia. Glielo devo chiedere a Marzo se torna. 10 mesi l’anno in strada a vendere hot-dog a 1.5$. E’ amico di tutti nel mio building e lo usa con discrezione se si deve scaldare nell’atrio d’inverno o se deve usare il bagno (mentre il doorman gli da’ un’occhiata al carretto). Alle diverse stagioni corrispondono optional diversi del carretto. D’estate e’ uno sgabello pieghevole, tipo di quelli che usano I pescatori, che tira fuori e ogni tanto Marino si siede. D’inverno fa troppo freddo per sedersi per strada e allora sbuca un’asse di legno con dei supporti sempre in legno: ci sale sopra ma non per sembrare piu’ alto ma per non farsi gelare i piedi sul cemento ghiacciato. Sorride a tutti, alla sera chiude il truck e va chissa’ dove. Una sera l’ho seguito per qualche isolato mentre spingeva il suo carretto, volevo capire se lo lascia in un deposito da qualche parte oppure se lo carica su un camion. Questo carretto non e’ mica una cosa piccola ma lui lo spinge con leggerezza e agilita’ tra i marcapiedi, sorridendo e chiedendo scusa ai pochi pedoni quando deve fare una manovra che intralcia il traffico. E’ una specie di ballo del carretto. Quest’anno ha cambiato le ruote, adesso sono cerchiate bianche. Me lo vedo che nel weekend se le cambia da solo; un lavoraccio pero’ adesso quando va via di sera va via un po’ piu’ veloce. Tempo guadagnato. E un po’ di fatica di meno che si spinge meglio con le ruote nuove. Un po’ come quando gli e’ venuta l’idea dell’asse di legno, poi perfezionata con i supporti: non avere I piedi gelati e’ una bella soddisfazione. Sheila (l’avro’ scritto giusto, le deve chiedere lo spelling la prossima volta) invece pulisce lo studio, e’ nera ed e’ una nonna sui 70. Ha gli occhi che sorridono anche se ha un problema all’anca destra e forse deve smettere di lavorare. Con discrezione si informa sempre di tutti in studio per essere sicura che tutti stiano bene. Dopo un po’ che ha preso confidenza ti dice sottovoce che stai lavorando troppo, che devi andare a casa. Lei inzia a lavorare alle 8 di sera e se ti trova ancora in studio te lo sussurra come farebbe appunto una nonna. Prima di entrare nel building si siede sul gradino sul lato del building e chiacchiera con le altre donne delle pulizie. A volte fumano, con discrezione. Ma molto spesso ridono e ridono benissimo. Poi si cambia e la sua divisa e’ sempre pulita e profuma di bucato. L’ultima volta mi ha chiesto come sta il mio amico che lavorava qui 3 anni fa e se lo vedevo di dirgli che lei lo salutava. Mettono un giorno dietro l’altro agli ultimi anche se e’ dura, ma hanno quel qualcosa che noi abbiamo perduto. Ecco io chiudo un anno cosi’ cosi’ pensando a quella cosa che abbiamo perduto e a come recuperarla, e’ questo il solo vero auspicio che posso augurarmi per il 2010. E mi piacerebbe che tutti prestassero un po’ di attenzione agli ultimi. Sono dappertutto, basta guardarsi intorno. Sarebbe bello conoscere un po’ delle loro storie e condividerle. Parlare di loro e alzare lo sguardo invece tenerlo fisso sui nostril ombelichi chiacchierando inutilmente del numero delle amanti di Tiger Wood o di qualcosa di figo, di cool da comprare.
C. Augias, I segreti di New York, Mondadori 2000 - P. Auster, Trilogia di New York, Einaudi 1996 - P. Auster, Follie di Brooklyn, Einaudi 2005 - P. Auster, La notte dell'oracolo, Einaudi 2004 - G. Simenon, Tre camere a Manhattan, Adelphi 1999 - G. Simenon, Maigret a New York, Adelphi 2000 - A. M. Molina, Finestre di Manhattan, Einaudi 2006 - H. Damisch, La citta' Narciso, Costa&Nolan 1998 - M. Maffi, New York. L'Isola delle colline, Il Saggiatore 1995 - P. Chierici, NYCITY I sentieri dell'inquietudine, A. Maioli Ed. 2000 - R. Koolhaas, Delirious New York, Electa 2000
"If a man can live in New York, he can live anywhere" A. C. Clarke - "I'm astounded by people who want to 'know' universe when it's hard to find your way around Chinatown" W. Allen - "After a rockin' reelin' rollin' ride I landed up on the downtown side of Greenwich Village" B. Dylan - "I want to wake up in a city that never sleeps" F. Sinatra - "A hundred time I've thought New York is a catastrophe ... It is a beautiful catastrophe" Le Corbusier - "I moved to New York for my health, I'm paranoid and New York was the only place where my fears were justified" A. Weiss
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"Come tutte le metropoli era costituita da irregolarita', avvicendamenti, precipitazioni, intermittenze, collisioni di cose ed evnti, e , frammezzo, punti di silenzio abissali; da rotaie e da terre vergini, da un gran battito ritmico e dall'eterno disaccordo e sconvolgimento di tutti i ritmi" R Musil